| Può essere eseguita in un ciclo  spontaneo o con induzione della crescita follicolare e maturazione di più ovociti  mediante la somministrazione di farmaci induttori dell’ ovulazione;  in questo caso si  controlla la risposta ovarica a tale terapia mediante monitoraggio ecografico  e/o dosaggio degli ormoni prodotti.  Si  tratta di una tecnica che permette di ottenere la fertilizzazione dei gameti al  di fuori del corpo della donna.  Richiede il prelievo degli ovociti  materni dalle ovaie sotto sedazione.  Dopo essere stati “aspirati”  dall’ovaio  gli ovociti  vengono posti in incubatore con il seme del  partner, opportunamente preparato.  Se si  ottiene la fertilizzazione,  due o tre degli embrioni risultanti  vengono trasferiti nella cavità uterina, solitamente 2/3 giorni dopo  l’aspirazione degli ovociti  nella speranza di ottenere una gravidanza.
 Per l’esecuzione di tale procedura, ecco un  riassunto delle diverse fasi: 1A fase           INDUZIONE  DELL’OVULAZIONE stimolazione: impiego di  farmaci che provocano una  crescita  follicolare multipla 2A fase
  induzione dell’ovulazione 3A fase
  prelievo degli  ovociti 4A fase
  fecondazione in  laboratorio 5A fase
  trasferimento degli  embrioni 6A fase
  individuazione della  gravidanza 
 
 
 I  risultati dell’applicazione clinica delle tecniche di riproduzione assistita  dimostrano univocamente che l’induzione della crescita follicolare multipla  costituisce una tappa fondamentale di ogni singola tecnica ed essa  invariabilmente dovrebbe far seguito alla selezione delle coppie per ogni  specifica indicazione. L’induzione della crescita follicolare multipla viene  ottenuta mediante la somministrazione di dosi soprafisiologiche di  gonadotropine, che permettono di reclutare un numero maggiore di follicoli.
 Il primo problema che si incontra nella induzione  dell’ovulazione è quello di stabilire per ciascuna paziente la dose di  gonadotropine da somministrare, al fine di evitare l’iperstimolazione, ma anche  di prevenire una scarsa risposta follicolare. Il successo della IVF è, infatti,  in gran parte correlato alla risposta alla superovulazione e quindi alla  produzione di ovociti ed embrioni di buona qualità.
 Per avere quindi condizioni ottimali per la  risposta alla stimolazione bisogna tener presente l’età della paziente, la sua  riserva ovarica (lo stato endocrino normale o alterato).
 I protocolli di induzione multipla dell’ovulazione  possono essere attuati mediante vari tipi di farmaci. La terapia, per via  intarmuscolare e sottocutanea, ha una durata di circa 8-12 giorni.
 Il procedimento prevede anche l’assunzione di  analoghi del GnRh che agendo al livello dell’ipotalamo, inducono, mediante un  meccanismo di desensibilizzazione, una transitoria interruzione della funzione  ipofisaria. L’esposizione a tali farmaci induce in un primo momento un effetto  stimolatorio, con liberazione di gonadotropine (effetto “flare up”);  successivamente l’esposizione cronica provoca di contro una soppressione del  rilascio di LH ed FSH.
 
 
 CONTROLLO  DELLA CRESCITA FOLLICOLARE
 
 Tutti i protocolli prevedono un monitoraggio della  risposta alla stimolazione; la terapia infatti può essere modificata in base  alla risposta ovarica individuale e tale risposta viene valutata  quotidianamente mediante esame ultrasonografico (ecografia trans-vaginale) e  dosaggio dell’estradiolo sierico.
 La possibilità di visualizzare ecograficamente gli  organi pelvici fu dimostrata per la prima volta nel 1966. Gli ultrasuoni si  sono dimostrati un valido metodo per il monitoraggio della attività ovarica in  molteplici condizioni cliniche. Particolarmente nell’ambito delle tecniche di  riproduzione umana assistita, l’indagine ecografia eseguita per via  transvaginale risulta un esame indispensabile. La maggior parte dei protocolli  di stimolazione ovarica dei programmi di concepimento assistito, prevedono una  ecografia di “base” prima dell’inizio della terapia. Generalmente, questa viene  eseguita all’inizio del ciclo mestruale, permettendo un accurato controllo  della morfologia delle ovaie e dell’utero ed escludendo la presenza di cisti  ovariche. L’ecografia di base, può inoltre identificare la presenza di altre  condizioni patologiche. L’osservazione dello sviluppo follicolare, la  previsione della imminente ovulazione, nonché la scoperta dell’avvenuta  ovulazione, sono fattori di grande rilievo del momento più propizio per  somministrare l’hCG e per il prelievo degli ovociti.
 Il monitoraggio ecografico della crescita  follicolare consente l’acquisizione di informazioni fondamentali riguardanti il  numero, le dimensioni ed il lato sul quale sono localizzati i follicoli.
 Oltre alla ecografia di base, dopo circa 7-8  giorni di stimolazione è bene continuare il monitoraggio ecografico in maniera  giornaliera o a giorni alterni, fino alla somministrazione dell’hCG. Ad ogni  ecografia si rivela il numero e le dimensioni dei follicoli in ogni ovaio,  riportando i valori su degli assi per ottenere un grafico della crescita  follicolare ed eventualmente modificare le dosi del protocollo di stimolazione.  Durante la crescita follicolare multipla è raro che i follicoli conservino la  forma sferica e pertanto risulta utile che la loro misurazione avvenga  valutando i due diametri ortogonali, così da poter calcolare il valore del  diametro medio.
 Nei protocolli di stimolazione ovarica, uno dei  momenti di maggiore difficoltà può essere rappresentato dal timing della  somministrazione dell’hCG. Il raggiungimento di un adeguato sviluppo  follicolare e la scelta di procedere alla somministrazione dell’hCG è un  momento di fondamentale importanza. A tale proposito, è necessario che almeno 2  follicoli abbiano raggiunto il diametro medio di 16-18 mm, che lo spessore  endometriale sia ³ 8 mm, e che sia raggiunto un rapporto  estradiolo/follicolo compreso tra 250 e 500 pmol/L/ per follicolo ³ 11mm. L’utilizzo  combinato del monitoraggio ecografico e della valutazione della concentrazione  plasmatica di estradiolo può rivelarsi particolarmente utile nel riconoscere e  prevenire i casi di sindrome da iperstimolazione ovarica, che ecograficamente  non presenta criteri di riconoscimento assoluti.
 
 
 PRELIEVO DEGLI OVOCITI
 
 Il recupero dell’ovocita è tipicamente raggiunto  circa 34-36 ore dopo la somministrazione di hCG-Gonadotropina umana Corionica  mediante una tecnica ecoguidata con sonda ecografia transvaginale. Questo  procedimento mima gli eventi naturali. Studi descritti sulla comparsa degli  ovociti nella tuba di Falloppio della donna dopo somministrazione di hCG  suggeriscono che un intervallo di tempo di circa 36 ore tra la somministrazione  di hCG ed il recupero dell’ovocita ottimizza la maturazione dell’ovocita e  minimizza le possibilità di ovulazione spontanea. Il numero degli ovociti  recuperati dipende in larga misura dal numero dei follicoli di grandi  dimensioni presenti al momento del recupero. In generale, gli ovociti possono  essere raccolti con ampio successo dai follicoli con un diametro superiore ai 12 mm.
 L’aspirazione follicolare comporta quasi sempre il  recupero di un alto numero di ovociti maturi ma in piccola percentuale possono  anche essere aspirati ovociti a diverso stadio di maturità o anormali.
 La tecnica di prelievo ecografico transvaginale  sicuramente è oggi quella che viene maggiormente utilizzata nei centri di fecondazione  in vitro di tutto il mondo.
 Questa  tecnica permette di evidenziare follicoli ovarici e in modo semplice di  accedere facilmente, con la punta dell’ago, nella cavità follicolare.
 Tale tecnica rimane sicuramente quella più  accettata dalle pazienti per il minimo disagio che essa procura dal momento che  viene eseguita con una semplice sedazione senza bisogno di ricorrere ad una  anestesia generale, riducendo i tempi dell’intervento con minime complicazioni  post-operatorie
 La paziente viene posta in posizione ginecologica  e, applicato lo speculum, si effettua una abbondante irrigazione con soluzione  fisiologica della vagina e del collo dell’utero.
 Successivamente la sonda vaginale viene ricoperta  con un cappuccio sterile, collegata alla guida per biopsia ed introdotta in  vagina insieme all’ago. Dopo una rapida ispezione della pelvi, vengono  visualizzati i follicoli e, dopo averli allineati con la linea di puntura  dell’ago, vengono aspirati.
 L’estremità dell’ago è collegata con una pompa di  aspirazione ed il liquido follicolare è aspirato in una provetta intermedia  grazie ad una pressione negativa che oscilla, in questo caso, tra i 120 e 140  mmHg.
 Il liquido follicolare così ottenuto viene  consegnato al biologo che, analizzandolo allo stereomicroscopio, identifica  l’eventuale presenza dell’ ovocita.
 L’utilizzo della sonda vaginale ha sicuramente  migliorato le tecniche di prelievo degli ovociti per aver portato al minimo  l’invasività e per l’accuratezza del metodo, grazie al quale l’incidenza delle  complicazioni è ridotta praticamente al minimo e con i maggiori risultati in  termini di recupero dei gameti.
 Il tasso di recupero ovocitario è estremamente  variabile, soprattutto in dipendenza del numero di follicoli e dell’abilità  dell’operatore (numero di ovociti prelevati può essere uguale o inferiore al  numero di follicoli evidenziati ecograficamente). Tale tecnica rimane  sicuramente quella più accettata e con i maggiori risultati in termini di  recupero dei gameti.
 Le complicanze del prelievo ovocitario sono:
 
                    
                      infezioni  pelviche che si possono prevenire generalmente con la somministrazione di una  terapia antibiotica intraoperatoria a scopo profilatticodolore  pelvicosanguinamento  vaginale è relativamente frequente, ma in genere è di entità modesta e viene  bloccato con un semplice tamponamentosanguinamento  addominale: una scarsa perdita ematica in cavità addominale è relativamente  frequente, ed in genere non provoca alcuna conseguenza se non talvolta, un  lieve rialzo febbrile nei giorni successivi e lievi algie pelviche.  Estremamente rara risulta l’insorgenza di un sanguinamento profuso, che può  essere conseguente alla puntura di un grosso vaso pelvico, quale la vena  iliaca; essa si trova in posizione adiacente all’ovaio, ed in alcune scansioni  ecografiche può essere confusa con un follicolo e quindi punta. Tale evenienza  è molto rara se l’intervento viene eseguito da un operatore esperto e,  soprattutto, attento; nel caso che tale evenienza si verifichi, è importante  monitorizzare i segni vitali della paziente nelle ore successive (pressione  sanguigna, emoglobina, ematocrito) e tenerla sotto controllo. puntura  di anse intestinali, tale evento è probabilmente abbastanza frequente, ma in  genere non provoca alcuna conseguenza per la paziente e non causa  contaminazione della coltura ovocitaria.
 
 RECUPERO  DEL CAMPIONE SEMINALE L’unica modalità di raccolta  accettabile del liquido seminale è quella per masturbazione. Solo in tal modo  si può avere la certezza di una raccolta completa di tutto l’eiaculato senza  inquinamento da parte di secrezioni genitali femminili o di perdite di frazioni  di eiaculato, come può avvenire nel caso del coito interrotto. Il contenitore  per la raccolta deve avere un apertura sufficientemente larga, deve essere  pulito e possibilmente sterile.Per convenzione, basata sui dati  relativi alla maturazione nemaspermica intraepididimaria, si è stabilito che il  periodo di astinenza da eiaculazioni precedenti a quella relativa all’esame  seminale deve essere di 3-5 gg. Una astinenza troppo prolungata provocherà  infatti, un accumulo di spermatozoi con possibile riduzione di motilità; un  astinenza troppo breve causerà invece una riduzione della concentrazione  nemaspermica.
 Una volta ottenuto il campione  seminale è necessaria una sua adeguata preparazione al fine di eliminare il  plasma seminale e le componenti cellulari (leucociti, cellule epiteliali, etc)  e ottenere così una aliquota di spermatozoi mobili concentrati.
 E’ fondamentale cercare di impiegare  correttamente le metodiche di preparazione del seme al fine di non danneggiare  gli spermatozoi.
 FERTILIZZAZIONE Gli ovociti dopo circa 4-6 ore dal recupero  verranno inseminati con gli spermatozoi del partner. Se gli spermatozoi sono  troppo pochi oppure presentano una motilità molto bassa gli ovociti saranno inseminati  con il metodo ICSI.Dopo 16-18 ore dall’inseminazione si osserva se è  avvenuta la fertilizzazione degli ovociti inseminati.
 Gli embrioni che si svilupperanno saranno tenuti  in incubatore per 2-3 giorni prima di essere trasferiti nell’utero della donna.
 La qualità degli embrioni viene stabilita prima  del transfer in base a criteri morfologici, ma la previsione della vitalità di  un embrione in base a tali criteri si è finora rivelata molto approssimativa.
 Il Fallimento della fertilizzazione è una  evenienza che può verificarsi quando esiste un problema seminale (riduzione del  numero o della motilità degli spermatozoi). A volte può verificarsi anche in  presenza di ovociti e spermatozoi apparentemente normali
 
 TRANSFER  DEGLI EMBRIONI (ET) Il trasferimento degli embrioni richiede gli  sforzi congiunti dei biologi e dei clinici della riproduzione. Senza embrioni  di buona qualità in grado di impiantarsi, il trasferimento embrionale fallisce  sicuramente. Allo stesso modo, lo sforzo degli embriologi di mantenere la  vitalità dell’embrione risulterà vano qualora l’embryo transfer avvenisse in  maniera traumaticaPertanto, una certa attenzione è stata  posta sulla tecnica di ET, dal momento che viene considerato una variabile  importante per il successo di un ciclo di IVF.
 Il trasferimento dell’embrione avviene  solitamente attuato 48-72 ore dopo il recupero dell’ovocita. Gli embrioni si  trovano spesso allo stadio di 4-8 cellule al momento del trasferimento.
 Il trasferimento intrauterino degli  embrioni viene in genere effettuato per via transcervicale; esiste anche una  metodica transmiometriale, che trova indicazione solo in caso di stenosi  serrata del canale cervicale.
 Il trasferimento embrionario è una  tecnica non chirurgica, semplice, poco invasiva e rapida.
 La paziente viene posta in posizione ginecologica  con lieve Trendelenburg (inclinazione a testa in giù di 20-30°), applicato lo  speculum vaginale, si effettua una detersione della portio mediante tampone  sterile imbevuto di fisiologica, si procede successivamente all’aspirazione del  muco cervicale e all’inserimento di un catetere. Gli embrioni vengono caricati  su catetere sotto cappa per garantire la massima sterilità, insieme a terreno  di coltura.
 Dopo che il catetere è stato  adeguatamente posizionato, si inietta il suo contenuto e lo si estrae.  Terminato il transfer il catetere viene ricontrollato dall’embriologo per  escludere la presenza di embrioni rimasti adesi alla parete.
 Questa procedura se eseguita correttamente non  comporta alcun dolore.
 La donna dopo il transfer rimane distesa per circa  15-20 minutoi e quindi ritorna a casa.
 Noi consigliamo alla paziente, una volta tornata a casa, che limiti le attività  fisiche il più possibile.
 E’  ormai consuetudine far rimanere le pazienti al letto dopo il transfer per  diversi periodi di tempo (in alcuni casi di diversi giorni). Esistono comunque  solo poche evidenze a sostegno di questa pratica dal momento che non è stato  trovato alcun miglioramento nel tasso di gravidanza dopo riposo al letto.
 
 SUPPORTO  DELLA FASE LUTEALE E TEST DI GRAVIDANZA Dopo  l’ovulazione, la fase luteale di un ciclo naturale è caratterizzata dalla  formazione di un corpo luteo, che secerne ormoni steroidei, compreso il  progesterone. Una volta avvenuto il concepimento e l’impianto, la blastocisti  in via di sviluppo secerne gonadotropina corionica umana (hCG). Il ruolo  dell’hCG è di mantenere il corpo luteo e la sua secrezione. La normale funzione  luteale è essenziale per il mantenimento della gravidanza – diversi studi hanno  mostrato che la rimozione del corpo luteo durante le fasi iniziali della  gravidanza causa aborto completo. Questi dati suggeriscono che il progesterone  è indispensabile nelle fasi iniziali di gravidanza.SINDROME DA  IPERSTIMOLAZINE OVARICAIl Progesterone è necessario per il mantenimento  della gravidanza nel primo trimestre. Oggi sono disponibili varie formulazioni  di progesterone: orale, vaginale ed intramuscolare.
 Il razionale di tale supplementazione è che la  stimolazione ovarica appare solitamente seguita da una relativa insufficienza  della funzione luteale ed il supporto esogeno della fase luteale è oramai  pratica comune, basata sul concetto che l’iperstimolazione ovarica conduca ad  una condizione ormonale non fisiologica.
 
 
 E’una  condizione iatrogena conseguente all’impiego di trattamenti farmacologici per  l’induzione della crescita follicolare multipla, caratterizzata dall’aumento  della permeabilità capillare con accumulo di liquidi e proteine nel “terzo”  spazio.La sindrome da iperstimolazione ovarica  rappresenta la principale complicanza che può insorgere durante l’induzione di  crescita follicolare multipla controllata in un ciclo di riproduzione umana  medicalmente assistita.
 La sindrome può presentarsi in forme cliniche di  differente severità.
 L’incidenza  della sindrome, tra le pazienti che si sottopongono a induzione dell’ovulazione  è dell’8-23% nelle forme lievi, dell’1-7% nelle forme moderate e dello 0,1-2%  per le forme severe.
 La sindrome  da iperstimolazione ovarica è caratterizzata da notevole aumento di volume  delle ovaie, emoconcentrazione ipercoagulabilità, accumulo di fluido in sede  extravascolare, e nelle forme più gravi da ascite ed idrotorace.
 Fondamentale è la valutazione ecografia del volume  delle ovaie. La presenza di ascite, complicata o meno da idrotorace ed  effusione pericardica rivela il grado di severità della malattia. Grande  importanza assume il regolare monitoraggio dei valori di ematocrito, conta dei  globuli bianchi, prove di funzionalità renale, profilo coagulatorio.
 La principale linea di trattamento consiste nella  correzione del volume circolatorio e dello scompenso elettrolitico.
 L’identificazione delle pazienti a rischio di  sviluppare una sindrome da iperstimolazione, prima dell’inizio del trattamento  e in corso di stimolazione, rappresenta l’aspetto essenziale per una adeguata  prevenzione. Le strategie di prevenzione della sindrome da iperstimolazione  ovarica si articolano di conseguenza su due livelli: in primo luogo  l’attuazione di protocolli di stimolazione non eccessivamente “aggressivi” e,  successivamente, in caso di rischio di sviluppo di SIO in corso di trattamento,  la realizzazione di strategie mirate ad evitarla.
 
 GRAVIDANZE MULTIPLE
 Tra le condizioni di rischio associate a gravidanza  indotta con metodiche di procreazione assistita è sicuramente da annoverare la  ben nota eventualità di gravidanza multipla che pone non poche problematiche di  ordine medico, etico e sociale. Difatti essa, rappresenta di per sé una  condizione di alto rischio, associandosi ad una maggiore incidenza di  ipertensione gravidanza indotta, di parto prematuro, di rottura prematura delle  membrane.  E’  chiaro che i fattori che condizionano in maniera sostanziale l’esito della  tecnica, sia in termini di “chance” di ottenere una gravidanza che di rischio  che essa sia multipla, sono il numero e la “qualità” degli embrioni che vengono  trasferiti, qualità intesa come potenzialità biologica.
 Il numero di embrioni trasferiti influenza  fortemente le probabilità di ottenere una gravidanza, incrementando però anche  il rischio di gemellarità.
 L’incremento delle percentuali di gravidanze  multiple dopo riproduzione assistita, osservato negli ultimi anni, è infatti  strettamente collegato all’aumento del numero di embrioni che vengono  trasferiti, in rapporto al miglioramento delle metodiche di stimolazione  ovarica, che consentono un maggiore recupero ovocitario; il trasferimento di un  numero elevato di embrioni influenza infatti in maniera relativamente limitata  la percentuale di gravidanze ottenute, facendo invece lievitare il numero di  quelle gemellari.
 Un  ulteriore elemento da considerare è rappresentato dal fattore età. La riduzione  dei tassi di gravidanza che si osserva nelle donne di età avanzata (>38anni)  è in parte dovuta ad un decremento del numero e della qualità degli ovociti che  si recuperano ed in particolare di quelli con un buon potenziale di  fecondazione e sviluppo, e quindi del numero di embrioni; inoltre, a parità di  numero di embrioni trasferiti, i tassi di impianto risultano significativamente  più bassi in donne di età più elevata. In donne di età più avanzata si  riscontrano, oltre a minori tassi di impianto, maggiori tassi di abortività,  che tuttavia si riducono incrementando il numero di embrioni trasferiti.
 E’  importante sottolineare che nel caso si instauri una gravidanza plurima, ai  fini della presente legge sulla procreazione medicalmente assistita è vietata  la riduzione embrionaria, salvo le condizioni previste dalla legge 194 del 22  Maggio 1978
 GRAVIDANZE ECTOPICHE
 La   Gravidanza ExtraUterina , consiste in un impianto anomalo, extrauterino,  dell'embrione. Costituisce un urgenza ostetrica in cui la diagnostica ecografica  assume la massima importanza, poiche' mediante una scansione endovaginale,  associata al color doppler, e' possibile effettuare una rapida e precisa  Diagnosi. L'ecografia  individua la zona di impianto, la presenza di  Attivita' Cardiaca Embrionale (ACE), valuta la grandezza del sacco embrionale  nonche' la presenza di sangue, e la sua quantita', nel peritoneo  (Emoperitoneo). La diagnostica ecografica agevola l'intervento chirurgico, sia  esso effettuato per via endoscopica (Videolaparoscopia) o per via  trans-addominale (Laparotomia).Viene  riportata in letteratura una incidenza di gravidanze ectopiche dopo FIVET  superiore al rischio della popolazione generale (2-4%); tale rischio è connesso  alla tecnica di trasferimento embrionale.
 CISTI OVARICHE
 Il  rischio di insorgenza di cisti ovariche è connesso fondamentalmente all’impiego  degli analoghi del GnRH, infatti l’effetto flare up di tali farmaci può infatti  determinare la comparsa di cisti follicolari o luteiniche. L’incidenza di tale  patologia è riportata tra il 13 ed il 25%. In presenza di tali cisti, la  risposta alla stimolazione ovarica è in genere inadeguata, per cui può essere  utile effettuare un accertamento preliminare per escludere tale evenienza,  prima di iniziare la stimolazione. Le cisti indotte dagli agonisti del GnRH in  genere scompaiono spontamente o, paradossalmente, proseguendo la  somministrazione degli analoghi senza iniziare la stimolazione ovarica.
FIVET e CANCRO
 E’ stato ipotizzato il rischio di maggiore  insorgenza di cancro ovario connesso all’impiego di farmaci induttori  dell’ovulazione; tale ipotesi è stata formulata sulla base della teoria  dell’ovulazione continua, considerata come fattore di rischio per il tumore  dell’ovaio. In realtà, a tutt’oggi non è stata riscontrata alcuna associazione  tra l’uso di farmaci per la fertilità ed il rischio di cancro dell’ovaio; inoltre  la non completa consistenza dei dati relativi al ruolo dell’ovulazione  nella carcinogenesi ovarica nega l’esistenza di tale legame. Sono attualmente  in corso studi epidemiologici per stabilire in modo definitivo l’assenza di  qualsiasi legame. ABBANDONO DEL  CICLO
 
 La risposta alla induzione della crescita  follicolare multipla presenta notevoli variazioni individuali ed è estremamente  difficile codificare un protocollo ideale capace di garantire una risposta  ottimale da parte di tutte le pazienti. Pertanto è possibile trovare pazienti  che presenteranno risposta povera o esagerata per le quali sarà obbligatorio  cancellare la stimolazione
 Le cause più frequenti di sospensione del  trattamento sono:
 
  
    risposta  scarsa con scarso incremento dei livelli di estradioloselezione  di un singolo follicoloovulazione  spontaneaarresto  della maturazione follicolare con decremento delle concentrazioni di estradiololuteinizzazione  prematurapresenza  di cisti ovaricherischio di iperstimolazione |